Frasi e aforismi: Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Don Fabrizio: Uno degli ufficiale chiese:
"Ma questi garibaldini che vengono a fare realmente in Sicilia?".
"Vengono a insegnarci le buone creanze" - risposi in inglese - "ma non ci riusciranno, perché noi siamo dèi".
Risero, ma non credo che capissero.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
"Ma questi garibaldini che vengono a fare realmente in Sicilia?".
"Vengono a insegnarci le buone creanze" - risposi in inglese - "ma non ci riusciranno, perché noi siamo dèi".
Risero, ma non credo che capissero.
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Sperare che il mondo ti tratti bene perché sei una brava persona è come pensare che un toro non ti attaccherà solo perché sei vegetariano.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Non che si sentisse innocente : ma era tutta la vita ad esser colpevole , non questo o quel singolo fatto.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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È meglio un male sperimentato che un bene ignoto.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Nel termine "campagna" è implicito un senso di terra trasformata dal lavoro.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi Siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di ‘ fare ’.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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L'amore … Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Morfina lo avevano chiamato, questo rozzo sostituto chimico dello stoicismo antico, della rassegnazione cristiana .
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Così rispondo anche a lei, caro Chevalley: i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti; la loro vanità è più forte della loro miseria; ogni intromissione di estranei sia per origine sia anche, se Siciliani, per indipendenza di spirito, sconvolge il loro vaneggiare di raggiunta compiutezza, rischia di turbare la loro compiaciuta attesa del nulla; calpestati da una diecina di popoli differenti, essi credono di avere un passato imperiale che dà loro diritto a funerali sontuosi.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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L’ attimo durò cinque minuti; poi la porta si aprì ed entrò Angelica. La prima impressione fu di abbagliata sorpresa [...]. Sotto l’ impeto della sua bellezza gli uomini rimasero incapaci di notare , analizzandoli, i non pochi difetti che questa bellezza aveva; molte dovevano essere le persone che di questo lavorio critico non furono mai capaci.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali .
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Don Fabrizio: O Stella, o fedele stella, quando ti deciderai a darmi un appuntamento meno effimero, lontano da tutto, nella tua regione di perenne certezza?
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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I Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione che credono di essere perfetti.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Non mi importa se sono insensibile. Tutti hanno delle persone morte, non è un buon motivo per far morire tutti gli altri lungo la strada.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Principe Don Fabrizio di Salina: Noi fummo i gattopardi, i leoni. Chi ci sostituirà saranno gli sciacalli, le iene. E tutti quanti, gattopardi, leoni, sciacalli e pecore, continueremo a crederci il sale della terra.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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In nessun luogo quanto in Sicilia la verità ha vita breve
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Molte cose sarebbero avvenute, ma tutto sarebbe stato una commedia , una rumorosa, romantica commedia con qualche macchia di sangue sulla veste buffonesca.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Il significato di un casato nobile è tutto nelle tradizioni , nei ricordi vitali; e lui era l’ultimo a possedere dei ricordi inconsueti , distinti da quelli delle altre famiglie . Fabrizietto avrebbe avuto dei ricordi banali, eguali a quelli dei suoi compagni di ginnasio, ricordi di merende economiche , di scherzucci malvagetti agli insegnanti , di...” (continua)
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Chevalley: Principe, anche se lei non ci crede, questo stato di cose non durerà. La nostra efficiente, moderna e agile amministrazione cambierà ogni cosa. Don Fabrizio: Non dovrebbe poter durare, ma durerà sempre. Il sempre umano, certo, uno o due secoli, e dopo tutto sarà diverso, ma sarà peggiore.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Noi fummo i Gattopardi, i Leoni; quelli che ci sostituiranno saranno gli sciacalletti, le iene; e tutti quanti Gattopardi, sciacalli e pecore continueremo a crederci il sale della terra.{Frase sullo stemma della famiglia Tomasi, dalla quale deriva il titolo del celebre romanzo "Il Gattopardo"}
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Non nego che alcuni Siciliani trasportati fuori dall'isola possano riuscire a smagarsi: bisogna però farli partire molto, molto giovani ; a vent'anni è già tardi: la crosta è fatta: rimarranno convinti che il loro è un paese come tutti gli altri, scelleratamente calunniato; che la normalità civilizzata è qui, la stramberia fuori.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Esisteva la gente per la quale obbedire , imitare e soprattutto non far pena a chi stimano di levatura sociale superiore alla loro, è legge suprema di vita : lo snob infatti, è il contrario dell' invidioso .
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Solo gli uomini piccoli non cambiano idea.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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La facoltà di ingannare se stesso, questo requisito essenziale per chi voglia guidare gli altri.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Don Fabrizio: Ma che volete da me? Sono un uomo vigoroso. E come posso accontentarmi di una donna che a letto si fa il segno della croce prima di ogni abbraccio, e che dopo non sa dire che "Gesumaria"? Sette figli ho avuto da lei, e sapete che cosa vi dico, padre? Non ho mai visto il suo ombelico. Eh? è giusto questo? Lo chiedo a voi, padre: è giusto? è lei la peccatrice!
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Un contadino che mi dà il suo pezzo di pecorino mi fa un regalo più grande di Giulio Làscari quando m’invita a pranzo. Il guaio è che il pecorino mi dà la nausea; e così non resta che la gratitudine che non si vede e il naso arricciato dal disgusto che si vede fin troppo.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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I giovani sentono i dolori più acerbamente dei vecchi: per questi l'uscita di sicurezza è più vicina.
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Nelle persone del carattere e della classe di don Fabrizio la facoltà di essere divertiti costituisce i quattro quinti dell'affetto.
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Un palazzo del quale si conoscessero tutte le stanze non era degno di essere abitato.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente : la nostra sensualità è desiderio di oblio , le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte ; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte , la nostra pigrizia , i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è...”
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Aprì una delle finestre della torretta. Il paesaggio ostentava tutte le proprie bellezze. Sotto il lievito del forte sole ogni cosa sembrava priva di peso: il mare, in fondo, era una macchia di puro colore, le montagne che la notte erano apparse temibilmente piene di agguati, sembravano ammassi di vapori sul punto di dissolversi, e la torva Palermo stessa si stendeva acquetata attorno ai conventi come un gregge al piede dei pastori. Nella rada le navi straniere all'ancora, inviate in previsione di torbidi, non riuscivano ad immettere un senso di timore nella calma maestosa. Il sole, che tuttavia era ben lontano dalla massima sua foga in quella mattina del 13 maggio, si rivelava come l'autentico sovrano della Sicilia: il sole violento e sfacciato, il sole narcotizzante anche, che annullava le volontà singole e manteneva ogni cosa in una immobilità servile, cullata in sogni violenti, in violenze che partecipavano all'arbitrarietà dei sogni. «Ce ne vorranno di Vittori Emanueli per mutare questa posizione magica che sempre ci viene versata!»
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Il suo disgusto cedeva posto alla compassione per questi effimeri esseri che cercavano di godere dell'esiguo raggio di luce accordato loro fra le due tenebre prima della culla, dopo gli ultimi strattoni. Come era possibile infierire contro chi, se ne è sicuri, dovrà morire? Non era lecito odiare altro che l'eternità.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Morire per qualche d’uno o per qualche cosa, va bene, è nell’ ordine ; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti .
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Essi offrivano lo spettacolo più patetico di ogni altro, quello di due giovanissimi innamorati che ballano insieme, ciechi ai difetti reciproci, sordi agli ammonimenti del destino, illusi che tutto il cammino della vita sarà liscio come il pavimento del salone, attori ignari cui un regista fa recitare la parte di Giulietta e quella di Romeo nascondendo la cripta e il veleno, di già previsti nel copione. Né l'uno né l'altro erano buoni, ciascuno pieno di calcoli, gonfio di mire segrete, ma entrambi erano cari e commoventi metre le loro non limpide ma ingenue ambizioni erano obliterate dalle parole di giocosa tenerezza che lui le mormorava all'orecchio e dal profumo dei capelli di lei, dalla reciproca stretta di quei loro corpi destinati a morire.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Pochi minuti dopo quel che rimaneva di Bendicò venne buttato in un angolo del cortile che l'immondezzaio visitava ogni giorno: durante il volo giù dalla finestra la sua forma si ricompose un istante: si sarebbe potuto vedere danzare nell'aria un quadrupede dai lunghi baffi e l'anteriore destro alzato sembrava imprecare. Poi tutto trovò pace in un mucchietto di polvere livida.
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In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai è semplicemente quello di 'fare'. Siamo vecchi, Chevalley, vecchissimi. Sono venticinque secoli almeno che portiamo sulle spalle il peso di magnifiche civiltà eterogenee, tutte venute da fuori, nessuna germogliata da noi stessi, nessuna a cui noi abbiamo dato il 'la'; noi siamo dei bianchi quanto lo è lei Chevalley, e quanto la regina d'Inghilterra; eppure da duemilacinquecento anni siamo colonia. Non lo dico per lagnarmi: è colpa nostra. Ma siamo stanchi e svuotati lo stesso.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i Siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali; e, sia detto fra noi, ho i miei forti dubbi che il nuovo regno abbia molti regali per noi nel bagaglio. Tutte le manifestazioni siciliane sono manifestazioni oniriche, anche le più violente la nostra sensualità è desiderio di oblio, le schioppettate e le coltellate nostre, desiderio di morte; desiderio di immobilità voluttuosa, cioè ancora di morte, la nostra pigrizia, i nostri sorbetti di scorsonera o di cannella; il nostro aspetto meditativo è quello del nulla che volesse scrutare gli enigmi del nirvana. Da ciò proviene il prepotere da noi di certe persone, di coloro che sono semidesti; da questo il famoso ritardo di un secolo delle manifestazioni artistiche ed intellettuali siciliane le novità ci attraggono soltanto quando sono defunte, incapaci di dar luogo a correnti vitali; da ciò l'incredibile fenomeno della formazione attuale di miti che sarebbero venerabili se fossero antichi sul serio, ma che non sono altro che sinistri tentativi di rituffarsi in un passato che ci attrae soltanto perché è morto.
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Per il Principe, però, il giardino profumato fu causa di cupe associazioni di idee. "Adesso qui c'è buon odore, ma un mese fa…" Ricordava il ribrezzo che le zaffate dolciastre avevano diffuso in tutta la villa prima che ne venisse rimossa la causa: il cadavere di un giovane soldato del 5° Battaglione Cacciatori che, ferito nella zuffa di S. Lorenzo contro le squadre dei ribelli era venuto a morire, solo, sotto un albero di limone. […] Perché morire per qualche d'uno o per qualche cosa, va bene, è nell'ordine; occorre però sapere o, per lo meno, esser certi che qualcuno sappia per chi o per che si è morti; questo chiedeva quella faccia deturpata; e appunto qui cominciava la nebbia.
Giuseppe Tommasi di Lampedusa - Il Gattopardo
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Il Principe ebbe una delle sue visioni improvvise: una crudele scena di guerriglia, schioppettate nei boschi, ed il suo Tancredi per terra, sbudellato come quel disgraziato soldato. "Sei pazzo, figlio mio! Andare a mettersi con quella gente! Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconeri dev'essere con noi, per il Re." Gli occhi ripresero a sorridere. "Per il Re, certo, ma per quale Re?" Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro. "Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi. Mi sono spiegato?" Abbracciò lo zio un po' commosso. "Arrivederci a presto, Ritornerò col tricolore." La retorica degli amici aveva stinto un po' anche su suo nipote; eppure no. Nella voce nasale vi era un accento che smentiva l'enfasi. Che ragazzo! Le sciocchezze e nello stesso tempo il diniego delle sciocchezze.
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