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Aforismi 2.0

Aforismi e frasi tratti da Lo straniero di Albert Camus

Scopri una raccolta di aforismi e frasi tratte dal romanzo "Lo Straniero" di Albert Camus, uno dei più importanti autori del XX secolo. In quest'opera, Camus esprime il suo pensiero esistenzialista attraverso le riflessioni del protagonista, Meursault, un uomo che vive in un mondo indifferente e alienato. Le citazioni presenti in questa pagina offrono un'analisi profonda della condizione umana, della solitudine e dell'assurdità della vita.
Durante tutto il giorno avevo la domanda di grazia. Credo di aver sfruttato il massimo possibile quest’idea. Calcolavo gli effetti e ottenevo dalle mie riflessioni il miglior rendimento. Partivo sempre dalla supposizione peggiore: la domanda era respinta. “Ebbene, allora morrò.” Più presto che molti altri, evidentemente. Ma tutti sanno che la vita non val la pena di essere vissuta, e in fondo non ignoravo che importa poco morire a trent’anni oppure a settanta quando si sa bene che in tutt’e due i casi altri uomini e altre donne vivranno e questo per migliaia d’anni. Tutto era molto chiaro, insomma: ero sempre io a morire, sia che morissi subito, sia che morissi fra vent’anni.
Lo straniero - Albert Camus
Ha girato altrove lo sguardo, e restando sempre lì fermo mi ha chiesto se parlavo così per eccesso di disperazione. Gli ho detto che non ero disperato. Avevo soltanto paura, ed era più che naturale. “Allora Dio ti aiuterebbe,” ha osservato. “Tutti quelli che ho conosciuto nelle tue condizioni ritornavano verso di Lui.” Ho riconosciuto che ne avevano il diritto.
Lo straniero - Albert Camus
Mi stendevo, guardavo il cielo, facevo uno sforzo per interessarmene. Il cielo diventava verde, e era la sera. Facevo ancora uno sforzo per deviare il corso dei miei pensieri. Ascoltavo il mio cuore. Non riuscivo a immaginarmi che quel piccolo rumore che mi accompagnava da tanto tempo potesse mai cessare. Io non ho mai avuto molta immaginazione: E tuttavia cercavo di immaginarmi un determinato secondo in cui il battito di questo cuore non si sarebbe più prolungato nel mio cervello. Ma invano.
Lo straniero - Albert Camus
A parte questi fastidi, non ero eccessivamente infelice. Il solo problema, ancora una volta, era di ammazzare il tempo. E ho finito per non annoiarmi più affatto dall’istante in cui ho imparato a ricordare. A volte mi mettevo a pensare alla mia camera e, con l’immaginazione, partivo da un angolo per ritornarvi enumerando mentalmente tutto ciò che trovavo sulla mia strada.
Lo straniero - Albert Camus
Infine mi ricordo soltanto che dalla strada, attraverso tutte le sale e le aule, mentre il mio avvocato continuava a parlare, ha risuonato fino a me la trombetta di un venditore di panna. Mi hanno assalito i ricordi di una vita che non mi apparteneva più, ma in cui avevo trovato le gioie più povere e più tenaci: odori d’estate, il quartiere che amavo, un certo cielo di sera, il riso e gli abiti di Maria. Allora tutta l’inutilità di ciò che facevo in quel luogo mi è rimontata alla gola e ho avuto una fretta soltanto, di farla finita presto e di ritrovare la mia cella ed il sonno.
Lo straniero - Albert Camus
A queste mie parole si è alzato e mi ha guardato negli occhi. Era un gioco, quello, che conoscevo bene. Mi divertivo spesso a farlo con Emanuele o Celeste, e per lo più loro voltavano per primi gli occhi. Anche il prete conosceva bene quel gioco, l’ho subito capito: il suo sguardo non tremava. E neppure la sua voce ha tremato quando mi ha detto: “Non hai dunque nessuna speranza e vivi pensando che morirai tutt’intiero?” “Sì,” gli ho risposto.
Lo straniero - Albert Camus
Così, fra le ore di sonno, i ricordi, la lettura del mio fatto di cronaca e l’avvicendarsi della luce e dell’ombra, il tempo è passato. Avevo letto, sì, che in prigione si finisce col perdere la nozione del tempo. Ma questo non aveva molto senso per me. Non sapevo, prima, fino a qual punto i giorni possono essere lunghi e corti allo stesso tempo. Lunghi a vivere, senza dubbio, ma talmente distesi che finiscono per traboccare gli uni sugli altri. Così perdevano il loro nome. Le parole ieri o domani erano le sole che conservassero un senso per me. Quando un giorno il guardiano mi ha detto che ero lì da cinque mesi, gli ho creduto, ma non l’ho capito. Per me era sempre lo stesso giorno che scorreva nella mia cella, e io percorrevo sempre la stessa via.
Lo straniero - Albert Camus
Un momento dopo, mi ha domandato se l’amavo. Le ho risposto che era una cosa che non significava nulla, ma che mi pareva di no. Lei ha avuto l’aria un po’ triste. Ma mentre preparava da mangiare, e per una sciocchezza, ha ancora riso in un tal modo che l’ho baciata.
Lo straniero - Albert Camus
Aveva l’aria così sicura, vero? Eppure nessuna delle sue certezze valeva un capello di donna. Non era nemmeno sicuro di essere in vita dato che viveva come un morto. Io, pareva che avessi le mani vuote. Ma ero sicuro di me, sicuro di tutta, più sicuro di lui, sicuro della mia vita e di questa morte che stava per venire. Sì, non avevo che questo. Ma perlomeno avevo in mano questa verità così come essa aveva in mano me.
Lo straniero - Albert Camus
Avevo avuto ragione, avevo ancora ragione, avevo sempre ragione. Avevo vissuto in questo modo e avrei potuto vivere in quest’altro. Avevo fatto questo e non avevo fatto quello. Non avevo fatto una tal cosa mentre ne avevo fatto una tal altra. E poi? Era come se avessi atteso sempre quel minuto... e quell’alba in cui sarei stato giustiziato.
Lo straniero - Albert Camus
Dal fondo del mio avvenire, durante tutta questa vita assurda che avevo vissuta, un soffio oscuro risaliva verso di me attraverso annate che non erano ancora venute e quel soffio uguagliava, al suo passaggio, ogni cosa che mi fosse stata proposta allora nelle annate non meno irreali che stavo vivendo. Cosa mi importavano la morte degli altri, l’amore di una madre, cosa mi importavano il suo Dio, le vite che ognuno si sceglie, i destini che un uomo si elegge, quando un solo destino doveva eleggere me e con me miliardi di privilegiati che, come lui, si dicevano miei fratelli?
Lo straniero - Albert Camus
Ha invocato la legittima difesa molto rapidamente e poi ha parlato anche lui della mia anima. Ma mi è sembrato che fosse meno bravo del P. M. “Anch’io,” ha detto, “mi sono curvato su quest’anima, ma a differenza dell’eminente rappresentante della Pubblica Accusa, io vi ho trovato qualcosa, e posso dire di avervi letto come in un libro aperto.” Vi aveva letto che ero un galantuomo, un lavoratore costante, indefesso, fedele alla ditta dov’ero impiegato, amato da tutti e compassionevole per le miserie altrui.
Lo straniero - Albert Camus
A questo punto quel che mi turbava un po’ nel mio ragionamento era il vuoto terribile che sentivo in me al pensiero di vent’anni di vita non ancora vissuta. Ma non avevo che da soffocarlo immaginando quali sarebbero stati i miei pensieri dopo vent’anni, quando mi sarei dovuto trovare in ogni modo a quel punto. Dal momento che si muore, come e quando non importa, è evidente.
Lo straniero - Albert Camus
Aveva l’aria molto stanca. È rimasto un istante in silenzio mentre la macchina da scrivere, che non aveva cessato di seguire il dialogo, ne prolungava ancora le ultime frasi. Poi mi ha guardato con attenzione e con un po’ di tristezza. Ha cominciato: “Io non ho mai visto un’anima altrettanto incallita che la sua. I criminali che sono venuti dinanzi a me hanno sempre pianto di fronte a questo simbolo del dolore.” Stavo per rispondere che era precisamente perché si trattava di criminali. Ma poi ho pensato che anch’io ero come loro. Questa era un’idea alla quale non potevo adattarmi.
Lo straniero - Albert Camus
Rumori di campagna giungevano fino a me. Odori di notte, di terra e di sale rinfrescavano le mie tempie. La pace meravigliosa di quell’estate assopita entrava in me come una marea. In quel momento e al limite della notte, si è udito un sibilo di sirene. Annunciavano partenze per un mondo che mi era ormai indifferente per sempre. Per la prima volta da molto tempo, ho pensato alla mamma. Mi è parso di comprendere perché, alla fine di una vita, si era preso un “fidanzato”, perché aveva giocato a ricominciare. Laggiù, anche laggiù, intorno a quell’ospizio dove vite si stavano spegnendo, la sera era come una tregua melanconica. Così vicina alla morte, la mamma doveva sentirsi liberata e pronta a rivivere tutto. Nessuno, nessuno aveva il diritto di piangere su di lei. E anch’io mi sentivo pronto a rivivere tutto.
Lo straniero - Albert Camus
Come se quella grande ira mi avesse purgato dal male, liberato dalla speranza, davanti a quella notte carica di segni e di stelle, mi aprivo per la prima volta alla dolce indifferenza del mondo. Nel trovarlo così simile a me, finalmente così fraterno, ho sentito che ero stato felice, e che lo ero ancora. Perché tutto sia consumato, perché io sia meno solo, mi resta da augurarmi che ci siano molti spettatori il giorno della mia esecuzione e che mi accolgano con grida di odio.
Lo straniero - Albert Camus
“Riepiloghiamo, signori,” ha detto il P. M. “Ho ritracciato davanti a voi il susseguirsi di avvenimenti che ha condotto quest’uomo ad uccidere in piena cognizione di causa. E insisto su questo, adesso. Perché qui non si tratta di un comune assassinio, di un atto inconsulto che voi potreste considerare attenuato dalle circostanze. Quest’uomo, signori, quest’uomo è intelligente. Voi l’avete sentito, no? Egli sa rispondere, conosce il valore delle parole. E non si può dire che abbia agito senza rendersi conto di quel che faceva.”
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