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Dostoevskij - Aforismi e frasi di Delitto e castigo

“Ho ucciso, sì, ma come? Si uccide forse a quel modo? Ci si va forse a quel modo, come sono andato io, a uccidere? Un giorno forse ti racconterò come stavo quando ci sono andato… Ho forse ucciso la vecchia io? Ho ucciso me stesso, non quella vecchia! Un colpo, e l’ho fatta finita con me, per sempre!… Quella vecchia l’ha uccisa il diavolo, non io… Ma adesso basta, Sonja, basta! Lasciami stare!” esclamò a un tratto Raskol’nikov, con voce rotta e angosciata. “Lasciami stare!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Sonja, io ho un cuore cattivo, ricordatelo. Questo spiega molte cose. Sono venuto perché sono cattivo. Ci sono persone che non sarebbero venute. Io invece sono un uomo pavido… e vigliacco!

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘Ma che sto dicendo!’ continuò raddrizzandosi, come colto da un senso di stupore. ‘Lo so che non ce la farei, ma allora perché continuo a tormentarmi! Già ieri, quando sono andato a fare quella… prova, già ieri mi era chiaro che non ce la farei a farlo… E allora adesso che mi ha preso? Perché ho ancora dubbi? Io stesso, ieri, scendendo le scale, mi sono detto che è una cosa ignobile, che è una cosa vile, abietta… il solo pensiero di farlo per davvero mi ha fatto ribrezzo, mi ha fatto orrore…

Dostoevskij - Delitto e castigo

“In quel caso, voi vi sareste potuto decidere, be’, diciamo per qualche difficoltà d’ordine materiale o per favorire in qualche modo il progresso dell’umanità a superare l’ostacolo?… Che so, per esempio, uccidere e rapinare?…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Nel momento della morte bisognerebbe perdonare. Nutrire simili sentimenti, signora, è peccato, è un grande peccato.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘Dov’è,’ pensò Raskol’nikov, mettendosi di nuovo in marcia, ‘dov’è che ho letto che un condannato a morte un’ora prima di morire diceva o pensava che se avesse potuto vivere da qualche parte, in cima a una vetta, su un dirupo, in uno spazio così angusto dove c’entrano solo due piedi e tutto attorno c’è il vuoto, l’oceano, il buio eterno, un’eterna solitudine e un’eterna tempesta, e se fosse dovuto rimanere così, in piedi, in quel mezzo metro quadrato di spazio, per tutta la vita, per mille anni, per l’eternità, sarebbe stato comunque per lui meglio vivere così che morire subito! Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in modo impossibile, ma vivere… Eh, che verità! Dio mio, che verità! L’uomo è un vigliacco! Ed è vigliacco chi per questo dice che l’uomo è un vigliacco!’ aggiunse dopo un attimo.

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘Capite, capite ora, gentile signore, cosa significa non avere un posto dove andare?’ gli venne in mente di colpo ciò che gli aveva detto il giorno prima Marmeladov. ‘Perché è necessario che chiunque abbia un posto dove andare…’

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Perché dici devono? Qui non ci sono né permessi, né divieti. Che soffra pure, se la sua vittima gli fa pena… La sofferenza, il dolore, sono inevitabili per una coscienza profonda e un cuore sensibile. Mi sembra che gli uomini veramente grandi debbano provare una profonda tristezza a questo mondo,” aggiunse d’un tratto con un’aria pensosa, che non si confaceva al tono della conversazione.

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘E se invece mi sbaglio,’ si disse improvvisamente, ‘se invece l’uomo non è un vigliacco, intendo tutti, tutto il genere umano, allora vuol dire che tutto il resto è frutto di pregiudizi, di paure che ci hanno messo in testa, e non ci sono ostacoli, sì, deve essere così, deve essere proprio così!’

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Non è per il tuo disonore e per il tuo peccato che gli ho detto questo di te, ma per la tua grande sofferenza. E che tu sia una grande peccatrice, questo è vero,” aggiunse in un tono quasi esaltato, “e sei peccatrice tanto più, perché hai ucciso e venduto te stessa invano. Certo, è un orrore! È un orrore che tu viva in questo lordume, che tu stessa odi, sapendo bene (basta solo aprire gli occhi) che con questo non aiuti nessuno, e non salvi nessuno! Ma dimmi,” esclamò quasi in preda a un furore, “come possono convivere in te questa vergogna e questa bassezza accanto a sentimenti tanto opposti e sacri? Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, e più logico, farla finita, gettarsi in acqua, una volta per tutte!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Se ce l’ha, che soffra, se riconosce il suo errore. Sarà la sua punizione, oltre ai lavori forzati.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Ma qui inizia già un’altra storia, la storia del graduale rinnovamento di un uomo, la storia della sua graduale rinascita, del graduale passaggio da un mondo ad un altro, della presa di coscienza di una nuova realtà a lui totalmente sconosciuta. Questo potrebbe essere il tema di un nuovo racconto, ma il nostro finisce qui.

Dostoevskij - Delitto e castigo

Ma detto questo, improvvisamente si rabbuiò e impallidì: sentì di nuovo quella sensazione che già aveva provato, di un gelo di morte; di nuovo gli si fece del tutto chiaro che aveva detto una terribile menzogna e che oramai non solo non sarebbe mai più riuscito a parlare di tutto, ma che oramai non avrebbe più affatto avuto con chi, di cosa, quando parlare. E l’impressione che gli fece questo pensiero terribile fu così forte che in un attimo perse tutta la sua lucidità, si alzò e, senza guardar nessuno, fece per uscire dalla stanza.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Traete le conseguenze di quello che ci avete appena predicato e ne verrà fuori che si può benissimo sgozzare la gente…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Senza pietà, amici, prendete la frusta, forza!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma se non avete più nessuno a cui rivolgervi, nessun posto in cui andare… Tutti dovrebbero avere almeno un posto dove andare!

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Perché dici devono? Qui non ci sono né permessi, né divieti. Che soffra pure, se la sua vittima gli fa pena… La sofferenza, il dolore, sono inevitabili per una coscienza profonda e un cuore sensibile. Mi sembra che gli uomini veramente grandi debbano provare una profonda tristezza a questo mondo,” aggiunse d’un tratto con un’aria pensosa, che non si confaceva al tono della conversazione.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Se ce l’ha, che soffra, se riconosce il suo errore. Sarà la sua punizione, oltre ai lavori forzati.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“È proprio questo il punto, che non vi importa niente! Avete perso le speranze e pensate che io stia volgarmente tentando di lusingarvi. Ma quanto avete vissuto? Quanto avete capito della vita? Si è inventato una teoria, e poi si vergogna che è miseramente fallita, perché ne è venuto fuori qualcosa che è tutt’altro che originale! Certo, è stata una cosa vile, è vero, ma comunque voi non siete un inguaribile farabutto. Non siete affatto un farabutto, voi. O almeno, non siete certo stato a trastullarvi a lungo, in un colpo solo avete toccato il fondo! Sapete cosa penso di voi? Penso che siate uno di quelli che, se anche gli strappano le viscere dal ventre, sanno star lì a guardare i suoi carnefici con il sorriso sulle labbra, se solo trovano una fede o Dio. E allora trovatela, e vivrete.

Dostoevskij - Delitto e castigo

A volte capita d’incontrare persone che ci sono del tutto sconosciute, ma che ci interessano subito, sin dal primo sguardo, immediatamente, anche prima di scambiare due parole.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Il fatto è che… non so come dirlo… forse è un’ideuzza un po’ troppo impertinente… psicologica… ma mi chiedevo, quando scrivevate il vostro articolo, non è possibile che voi – hi! hi! – non abbiate considerato voi stesso, anche solo in minima parte, un uomo ‘straordinario’, qualcuno capace di dire una nuova parola, nel senso che intendete voi… O sbaglio?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Non è per il tuo disonore e per il tuo peccato che gli ho detto questo di te, ma per la tua grande sofferenza. E che tu sia una grande peccatrice, questo è vero,” aggiunse in un tono quasi esaltato, “e sei peccatrice tanto più, perché hai ucciso e venduto te stessa invano. Certo, è un orrore! È un orrore che tu viva in questo lordume, che tu stessa odi, sapendo bene (basta solo aprire gli occhi) che con questo non aiuti nessuno, e non salvi nessuno! Ma dimmi,” esclamò quasi in preda a un furore, “come possono convivere in te questa vergogna e questa bassezza accanto a sentimenti tanto opposti e sacri? Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, e più logico, farla finita, gettarsi in acqua, una volta per tutte!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Nossignore, non si tratta affatto di luoghi comuni! Se ad esempio fino ad ora mi si diceva ‘ama il prossimo tuo’, e io lo amavo, sapete quale erano le conseguenze?” proseguì in modo sin troppo precipitoso. “Erano che io prendevo e strappavo a metà il mio caftano e lo dividevo con il mio prossimo, e così rimanevamo tutti e due mezzi nudi. Come recita il proverbio russo: ‘se corri dietro a tante lepri, non ne raggiungi nessuna’. La scienza invece dice: prima degli altri ama te stesso, perché tutto a questo mondo si fonda sull’interesse individuale. Se ami solo te stesso le tue cose andranno come si deve, e il tuo caftano rimarrà intero. E la verità economica insegna che tanto più nella società ci saranno iniziative individuali che andranno bene, o per così dire caftani che rimangono interi, tanto più l’intera società avrà solide basi e l’intera situazione generale migliorerà. Ovvero, favorendo solo ed esclusivamente me stesso, con ciò medesimo è come se io favorissi tutti; farei in modo che il mio prossimo ricevesse qualcosa di più di un caftano strappato a metà, e che lo ottenesse non come singola manifestazione di generosità, ma come effetto di un maggior benessere comune. È un’idea semplice ma che, per nostra sfortuna, per troppo tempo non era venuta in mente a nessuno, ostacolata come era da facili entusiasmi e voli di fantasia, mentre in realtà bastava solo un po’ di intelligenza per capire che…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Era un signore non più giovane, di bella presenza, dai modi affettati e dall’espressione accigliata e circospetta, che iniziò con il fermarsi sulla soglia, gettando uno sguardo in giro con un’aria stupida e manifestamente infastidita, come se dicesse con gli occhi: ‘Ma dove sono capitato!’. Osservava l’angusta e bassa “cabina” di Raskol’nikov come se fosse incerto, fingendo affettatamente un certo spavento, come se quella vista quasi lo offendesse. E la stessa meraviglia egli manifestò quando posò il suo sguardo proprio su Raskol’nikov, vedendolo così svestito, cencioso, non lavato, disteso sul suo misero e sporco divano, che senza muoversi a sua volta lo stava fissando. Poi, con la medesima flemma, si volse a guardare la figura arruffata, trasandata e spettinata di Razumichin, che pure a sua volta, senza minimamente muoversi, lo stava guardando fisso negli occhi con aria interrogativa e di sfida.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Gentile signore,” attaccò con enfasi, “la povertà non è un vizio, questa è una verità. E so bene anche che il bere non è una virtù, questo pure. Ma la miseria nera, egregio signore, la miseria nera è certamente un vizio. Nella povertà voi conservate tutta la nobiltà dei vostri innati sentimenti, mentre se siete in miseria, signore, nessuno ci riesce, mai. Quando siete in miseria sarete cacciati dal consorzio umano non dico a bastonate, ma a colpi di scopa, per aumentare la vostra vergogna, e faranno bene, giacché nella miseria io stesso per primo sono pronto a umiliarmi. E da qui giù a bere! All’incirca un mese fa, gentile signore, il signor Lebezjatnikov ha picchiato la mia consorte, e la mia consorte, vedete, non è certo quel che sono io! Capite? Permettetemi di domandarvi, così, a titolo di pura curiosità: avete mai avuto occasione di passar la notte sui barconi di fieno sulla Neva?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Se davvero avessero avuto in pugno dei fatti, dei fatti oggettivi, o almeno dei sospetti minimamente fondati, allora sì, avrebbero cercato di tener nascosto il gioco che facevano, sperando di ottenere qualcosa di più (del resto, avrebbero già fatto da tempo una perquisizione!). Ma il punto è che non hanno nulla in mano, neanche un fatto, solo miraggi, cose a doppio taglio, idee prive di fondamento, e tentano di disorientarmi con la loro arroganza. Può essere pure che lui sia nervoso perché non ha fatti concreti e si sia lasciato prendere dalla rabbia. Oppure ha qualche sua intenzione… Sembra una persona intelligente… Forse mi voleva spaventare facendomi credere che sa… Comunque ci deve essere sotto una sua psicologia… Del resto, mi disgusta persino provare a trovare delle spiegazioni! Lascia perdere!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Che credete,” strepitò Razumichin, alzando ancor più la voce, “credete che me la prenda tanto perché dicono tante balle? Ma figuratevi! A me piace quando la gente spara balle! Dire balle è l’unico privilegio che ha l’uomo di fronte a tutti gli altri organismi viventi. Chi non mente non arriva al vero! Sono uomo, perché mento. E nessuno è arrivato mai a una verità, non avendo prima mentito almeno quattordici volte, anzi centoquattordici, e a suo modo è una cosa onorevole. Noi, invece, non sappiamo neanche mentire di testa nostra! Menti pure, ma menti con la testa tua, allora sì che ti meriti un bacio. Mentire di testa tua è quasi meglio che ripetere la verità degli altri: nel primo caso sei un uomo, nel secondo un pappagallo! La verità non scappa, mentre la vita si rischia sempre di ingabbiarla, ce n’è di esempi. Cosa siamo noi oggi? Siamo tutti, nessuno escluso, nel campo della scienza, del progresso, del pensiero, delle invenzioni, degli ideali, dei desideri, del liberalismo, della ragione, dell’esperienza, in tutto, tutto, tutto, tutto, tutto, siamo poco meno che liceali! Ci è piaciuto gingillarci con l’intelligenza altrui e ci abbiamo dato dentro! Non è così? Non è forse così?” gridava Razumichin, agitando e stringendo le braccia alle due signore. “Non è così?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma no, nient’affatto. Anzi lui con lei era sempre molto tollerante, a volte persino gentile. A volte era forse anche troppo arrendevole rispetto al carattere di lei, per ben sette anni… Deve aver perso la pazienza tutto d’un colpo.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma pensateci un attimo,” esclamò, “mezz’ora fa noi due non c’eravamo mai visti, ci consideravamo nemici, avevamo una questione in sospeso. Abbiamo messo da parte la cosa e guardate un po’ in che razza di conversazione siamo finiti! Be’, non vi avevo detto io che siamo fatti della stessa pasta?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Vi vedeva piuttosto solo la cieca forza dell’istinto, contro la quale egli non poteva resistere e che per l’ennesima volta non era stato capace di superare (per sua debolezza e mediocrità). Vedeva i suoi compagni ai lavori forzati e si stupiva: come amavano la vita, loro, e come ci erano attaccati! Aveva l’impressione che, da reclusi, l’amassero e vi fossero attaccati più di quando erano liberi. Eppure, quante terribili sofferenze e patimenti dovevano aver sopportato alcuni di loro, i vagabondi per esempio! Possibile che fossero così attaccati a un raggio di sole, a un bosco, a una sorgente d’acqua fresca, scoperta due anni prima in qualche posto lontano e desolato, che sognavano di ritrovare come si sogna di rivedere un’amante, e compariva loro in sogno con attorno un’erbetta verde e un uccellino che cinguetta nei cespugli? E continuando ad osservarli vedeva esempi ancora più inspiegabili.

Dostoevskij - Delitto e castigo

All’inizio, ma era proprio agli inizi, c’era soprattutto un aspetto che lo incuriosiva: perché quasi tutti i delitti vengono scoperti e risolti con tanta facilità? Perché i criminali lasciano tracce tanto evidenti? Piano piano era arrivato a conclusioni complesse e interessanti; secondo lui il problema non si trovava tanto nell’impossibilità materiale di nascondere il delitto, il problema era nel criminale. Il criminale, o chiunque sia, nel momento di compiere un delitto viene colto da una sorta di cedimento della volontà e della razionalità, a cui subentra una puerile, fenomenale leggerezza proprio quando invece sarebbe necessaria la massima logica e prudenza. Secondo la sua opinione, questo ottenebramento della ragione e questo collasso della volontà colpiscono l’uomo come una malattia, si diffondono lentamente e raggiungono il culmine poco prima di compiere il delitto; si mantengono tali durante l’esecuzione del delitto, e anche per un certo tempo subito dopo, a seconda degli individui; poi passano come passa qualsiasi malattia. E allora si poneva la domanda: era la malattia a generare il delitto o era il delitto stesso che, in qualche modo, per sua stessa natura, era accompagnato sempre da qualcosa di simile a questa malattia? Non si sentiva però ancora in grado di trovare una soluzione a questa questione.

Dostoevskij - Delitto e castigo

E se anche fosse riuscito un giorno a considerare tutto per filo e per segno e a decidere tutto, definitivamente, senza che rimanesse il minimo dubbio, ecco, anche in quel caso probabilmente avrebbe rinunciato a tutto, considerandola una cosa assurda, mostruosa e impossibile. In ogni caso, restavano ancora tanti dubbi e tante cose da chiarire. Il problema di dove trovare l’accetta, però, non l’aveva preoccupato affatto, era un dettaglio facile da risolvere. Nastas’ja, infatti, soprattutto di sera, molto spesso usciva di casa, faceva un salto dai vicini o in qualche bottega e lasciava sempre la porta spalancata. La padrona proprio per questo s’arrabbiava sempre con lei. Bastava dunque entrare di nascosto in cucina e, al momento giusto, prendere l’accetta per poi, dopo un’ora (quando tutto fosse finito), rimetterla al suo posto. Certo qualche incognita c’era: mettiamo che egli fosse tornato dopo un’ora e Nastas’ja nel frattempo fosse rientrata. Sarebbe dovuto filar dritto e aspettare che lei fosse uscita di nuovo. E se nel frattempo si fosse accorta che mancava l’accetta? Avrebbe iniziato a cercarla, si sarebbe messa a sbraitare, insomma, qualcuno avrebbe potuto sospettare o comunque la cosa avrebbe dato adito a sospetti.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“È una storia lunga, Avdot’ja Romanovna. C’è dietro, come dire, una sorta di teoria, come se io per esempio pensassi che una singola azione malvagia sia tutto sommato giustificabile, se l’obiettivo principale è buono. Una sola cattiveria per cento buone azioni, capite! È chiaro che a un giovane, che ha talento e un amor proprio sconfinato, fa rabbia sapere che se disponesse, che so, anche solo di tremila rubli, tutta la sua carriera, tutta la sua vita, con i suoi obiettivi, prenderebbe una strada completamente diversa; ma quei tremila rubli lui non li aveva. E in più aggiungeteci tutta l’esasperazione accumulata per la fame, per il luogo angusto dove abita, per gli stracci che ha addosso, per la piena consapevolezza di quanto sia felice la posizione sociale in cui si trova; e in più metteteci la situazione della sorella e della madre. Ma soprattutto la sua ambizione, l’orgoglio e l’ambizione; anche se, d’altra parte, chi lo sa, magari potrebbe anche aver avuto le più nobili intenzioni… Io non lo sto incolpando, non pensate questo, davvero; non è affar mio. In più c’era di mezzo anche una sua teoria personale – una teoria per modo di dire – secondo cui le persone, vedete, si distinguono in materiale grezzo e individui particolari, ovvero persone che per la loro elevata posizione non si sottomettono alle leggi, ma, al contrario, sono loro a stabilire le leggi per gli altri, per il materiale grezzo, per gli scarti. Una cosetta così, una teoriuccia da quattro soldi, une théorie comme une autre.13 Si era esaltato moltissimo per Napoleone, cioè, in realtà, lo aveva esaltato il fatto che moltissimi uomini geniali non avessero mai badato a una singola azione malvagia, avessero superato l’ostacolo senza nemmeno pensarci. Evidentemente anche lui credeva di essere un uomo geniale, cioè per un certo tempo ne era rimasto convinto. Ed è stato per lui una pena, e lo è tuttora, rendersi conto che ha saputo formulare la teoria, non essendo però in grado di superare l’ostacolo senza pensarci troppo, e cioè di non essere un uomo geniale. Una cosa così per una persona con il suo amor proprio è umiliante, soprattutto ai giorni nostri…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘E se invece mi sbaglio,’ si disse improvvisamente, ‘se invece l’uomo non è un vigliacco, intendo tutti, tutto il genere umano, allora vuol dire che tutto il resto è frutto di pregiudizi, di paure che ci hanno messo in testa, e non ci sono ostacoli, sì, deve essere così, deve essere proprio così!’

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Sarà una stupida, come me, ma tu che ti credi, ti credi di essere intelligente, te ne stai sbattuto là, come un sacco vuoto, a far niente… Prima, almeno, dicevi che andavi a far lezioni ai bambini, adesso, invece, perché non fai niente?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Perché dici devono? Qui non ci sono né permessi, né divieti. Che soffra pure, se la sua vittima gli fa pena… La sofferenza, il dolore, sono inevitabili per una coscienza profonda e un cuore sensibile. Mi sembra che gli uomini veramente grandi debbano provare una profonda tristezza a questo mondo,” aggiunse d’un tratto con un’aria pensosa, che non si confaceva al tono della conversazione.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Deve essere proprio uno furbo e navigato, quel vigliacco! Certo, che coraggio e che determinazione doveva avere!”

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“E continuano a sfuggirvi. Perché, per esempio, vi spaventate tanto adesso? Cosa avete da temere?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“L’eternità ci si presenta sempre come un’idea che non si può capire, qualcosa di enorme, d’immenso! Ma perché deve essere per forza immensa? Se invece non fosse che una stanzetta, qualcosa come un bagno di campagna, tutto annerito dal fumo, con ragni in ogni angolo, eccovi qua tutta l’eternità. Sapete, a volte me l’immagino come qualcosa del genere.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Nel presente lo aspettava un’angoscia indefinita e senza scopo, nel futuro un sacrificio infinito che non sarebbe servito a nulla, ecco cosa lo aspettava. E che importava se tra otto anni avrebbe avuto solo trentadue anni e avrebbe potuto ricominciare a vivere! Vivere a che scopo? Con quale obiettivo? Mirando a cosa? Vivere per tirare a campare? Anche prima sarebbe stato pronto mille volte a dare la propria vita ma solo per un’idea, per una speranza, persino per una fantasia. Sopravvivere non gli bastava e non gli era mai bastato; aveva sempre voluto di più. Forse era stata proprio la forza che avevano i suoi desideri a farlo sentire, in passato, un uomo a cui era permesso più che agli altri.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Che a casa mia abbia insidiato una fanciulla indifesa e l’abbia ‘oltraggiata con ignobili proposte’, è forse questo? (Come vedete vado subito al punto!) Ma provate a ipotizzare che anch’io sia un essere umano, et nihil humanum… insomma, supponete che anch’io possa invaghirmi e innamorarmi (cosa che certo non avviene di nostra volontà) e allora tutto si spiega nel modo più naturale. La questione è tutta qua: sono un mostro o sono anch’io una vittima? E se fossi io la vittima? Proponendo all’oggetto del mio amore di fuggir con me in America o in Svizzera può essere che io nutrissi i più rispettabili sentimenti e credessi di fare la felicità di entrambi!… La ragione può essere schiava delle passioni e poi, scusate, ero io a rimetterci di più!…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“L’eternità ci si presenta sempre come un’idea che non si può capire, qualcosa di enorme, d’immenso! Ma perché deve essere per forza immensa? Se invece non fosse che una stanzetta, qualcosa come un bagno di campagna, tutto annerito dal fumo, con ragni in ogni angolo, eccovi qua tutta l’eternità. Sapete, a volte me l’immagino come qualcosa del genere.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Forse, coloro che sono stati l’involontaria causa della disgrazia saranno disposti a risarcirvi dei mancati guadagni…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Quando si è malati, i sogni hanno una particolare vividezza e nettezza e presentano una straordinaria somiglianza con la realtà. A volte la visione è mostruosa, ma l’ambiente e il modo in cui si sviluppano i fatti risultano così verosimili, e con tali minuti dettagli, inattesi ma perfettamente in armonia con tutto l’insieme, anche dal punto di vista estetico, che neanche chi li ha sognati saprebbe inventarli quando è sveglio, fosse anche un talento come Puškin o Turgenev. Questi sogni, questi sogni malati, rimangono a lungo impressi e colpiscono molto un organismo che è già debilitato ed eccitato.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“E tu li sai interpretare i fatti?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma sopportare un tormento del genere! E per tutta la vita, tutta la vita!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Una volta per strada lui stesso si stupì dei suoi timori: ‘Voglio fare grandi cose e ho paura di queste sciocchezze…’ pensò con uno strano sorriso. ‘Hmm… sì… tutto è nelle mani dell’uomo, ma l’uomo è un vigliacco, e per vigliaccheria si lascia sfuggire ogni occasione… quest’ormai è un assioma… Di che cosa ha paura? Ha paura soprattutto di prendere decisioni nuove, di dire una parola nuova… Ma forse io parlo troppo, per questo non concludo nulla, perché parlo troppo. Sì, forse è proprio così, parlo perché non faccio nulla. In quest’ultimo mese non ho fatto altro che parlare, parlare, standomene sdraiato per giorni interi nel mio angolino pensando a… a non si sa cosa. E adesso perché sto andando là? Sarei forse capace di fare quella cosa? È una cosa seria quella cosa? No, non credo proprio. Mi gingillo con le mie fantasie, è un gioco. Ma sì, è solo un gioco.’

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Se ci fosse un modo per dargli una scossa, qualcosa che potesse aiutarlo, è questo che ci vorrebbe! Prima sembrava aver ripreso le forze… Deve aver sempre in testa qualcosa che gli pesa, qualcosa di sfuggente, che lo opprime… è proprio questo che mi preoccupa!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Niente di più facile! Proprio su sciocchezze come questa cadono i più furbi. Più uno è furbo meno crede che lo si possa incastrare per cose semplici. Uno molto furbo bisogna incastrarlo proprio su cose molto semplici. Porfirij non è affatto così stupido come tu credi…”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Non è per il tuo disonore e per il tuo peccato che gli ho detto questo di te, ma per la tua grande sofferenza. E che tu sia una grande peccatrice, questo è vero,” aggiunse in un tono quasi esaltato, “e sei peccatrice tanto più, perché hai ucciso e venduto te stessa invano. Certo, è un orrore! È un orrore che tu viva in questo lordume, che tu stessa odi, sapendo bene (basta solo aprire gli occhi) che con questo non aiuti nessuno, e non salvi nessuno! Ma dimmi,” esclamò quasi in preda a un furore, “come possono convivere in te questa vergogna e questa bassezza accanto a sentimenti tanto opposti e sacri? Sarebbe più giusto, mille volte più giusto, e più logico, farla finita, gettarsi in acqua, una volta per tutte!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Una volta per strada lui stesso si stupì dei suoi timori: ‘Voglio fare grandi cose e ho paura di queste sciocchezze…’ pensò con uno strano sorriso. ‘Hmm… sì… tutto è nelle mani dell’uomo, ma l’uomo è un vigliacco, e per vigliaccheria si lascia sfuggire ogni occasione… quest’ormai è un assioma… Di che cosa ha paura? Ha paura soprattutto di prendere decisioni nuove, di dire una parola nuova… Ma forse io parlo troppo, per questo non concludo nulla, perché parlo troppo. Sì, forse è proprio così, parlo perché non faccio nulla. In quest’ultimo mese non ho fatto altro che parlare, parlare, standomene sdraiato per giorni interi nel mio angolino pensando a… a non si sa cosa. E adesso perché sto andando là? Sarei forse capace di fare quella cosa? È una cosa seria quella cosa? No, non credo proprio. Mi gingillo con le mie fantasie, è un gioco. Ma sì, è solo un gioco.’

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Cos’è che vi spaventa, il disonore borghese, forse? Può essere pure che abbiate davvero paura, ma forse non ve ne rendete conto neanche voi, siete troppo giovane! E poi, non siete certo voi a dover aver paura di qualcosa, di vergognarvi di venire a confessare.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma perché dire qualcosa che ti può nuocere?”

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Quando si è malati, i sogni hanno una particolare vividezza e nettezza e presentano una straordinaria somiglianza con la realtà. A volte la visione è mostruosa, ma l’ambiente e il modo in cui si sviluppano i fatti risultano così verosimili, e con tali minuti dettagli, inattesi ma perfettamente in armonia con tutto l’insieme, anche dal punto di vista estetico, che neanche chi li ha sognati saprebbe inventarli quando è sveglio, fosse anche un talento come Puškin o Turgenev. Questi sogni, questi sogni malati, rimangono a lungo impressi e colpiscono molto un organismo che è già debilitato ed eccitato.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Cos’è che vi spaventa, il disonore borghese, forse? Può essere pure che abbiate davvero paura, ma forse non ve ne rendete conto neanche voi, siete troppo giovane! E poi, non siete certo voi a dover aver paura di qualcosa, di vergognarvi di venire a confessare.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Non è davanti a te che mi sono inginocchiato, ma davanti a tutta la sofferenza umana,” disse in un tono strano, e andò verso la finestra. “Ascolta,” aggiunse, tornato vicino a lei dopo un minuto, “poco fa ho detto a uno che ti ha offeso che non vale neanche il tuo dito mignolo… e che ho fatto un onore a mia sorella facendola sedere accanto a te.”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Tu sei un signore!” gli dicevano. “Non è roba da signori andare in giro a menare l’accetta!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘Dov’è,’ pensò Raskol’nikov, mettendosi di nuovo in marcia, ‘dov’è che ho letto che un condannato a morte un’ora prima di morire diceva o pensava che se avesse potuto vivere da qualche parte, in cima a una vetta, su un dirupo, in uno spazio così angusto dove c’entrano solo due piedi e tutto attorno c’è il vuoto, l’oceano, il buio eterno, un’eterna solitudine e un’eterna tempesta, e se fosse dovuto rimanere così, in piedi, in quel mezzo metro quadrato di spazio, per tutta la vita, per mille anni, per l’eternità, sarebbe stato comunque per lui meglio vivere così che morire subito! Pur di vivere, vivere, vivere! Vivere in modo impossibile, ma vivere… Eh, che verità! Dio mio, che verità! L’uomo è un vigliacco! Ed è vigliacco chi per questo dice che l’uomo è un vigliacco!’ aggiunse dopo un attimo.

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma se non avete più nessuno a cui rivolgervi, nessun posto in cui andare… Tutti dovrebbero avere almeno un posto dove andare! Perché capitano di quei momenti in cui da qualche parte bisogna pure andare, è necessario! Quando mia figlia, sangue del mio sangue, per la prima volta è andata a ritirare la tessera gialla2 e io con lei… (perché lei è con la tessera gialla che vive…),” aggiunse fra parentesi tutto agitato, fissando il giovane. “Ebbene, non mi ha dato nulla, nulla, caro signore!” si affrettò a dire in modo apparentemente più tranquillo, dopo che i ragazzini avevano iniziato a fare risatine dietro al bancone e lo stesso proprietario aveva sorriso. “Sissignore, nulla! Del resto, questi dinieghi non mi turbano, si sa, lo sanno tutti, tutto ciò che è nascosto diventerà manifesto. E non è con disprezzo, ma con rassegnazione che io accetto tutto ciò. È così, è così. Ecce Homo! Ma, permettetemi di chiedervi: ve la sentireste ora di dire… Anzi, no, mi spiego meglio, in modo più colorito… Avreste ora il coraggio, guardandomi, in questo minuto, di affermare che non sono una bestia?”

Dostoevskij - Delitto e castigo

“Ma sopportare un tormento del genere! E per tutta la vita, tutta la vita!”

Dostoevskij - Delitto e castigo

Egli si mosse e farfugliò qualcosa ad alta voce, per non dar l’impressione che si stesse nascondendo; poì suonò per la terza volta, ma questa volta piano, con sicurezza e senza alcuna fretta. In seguito, rammentando quegli istanti che gli rimasero impressi in modo chiaro e nitido per sempre, non capiva da dove gli fosse venuta tanta scaltrezza, tanto più che la mente a tratti gli si offuscava e quasi non si sentiva più il corpo… Un istante dopo si udì il chiavistello che si apriva.

Dostoevskij - Delitto e castigo

‘Oppure rinunciare del tutto a vivere!’ esclamò di colpo, sconvolto. ‘Accettare sottomessi il proprio destino, così com’è, una volta per tutte, soffocare in sé ogni cosa, rinunciando a ogni diritto ad agire, a vivere e ad amare!’

Dostoevskij - Delitto e castigo

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