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Frasi e aforismi di Giovanni Boccaccio

Le cose mal fatte e di gran tempo passate son più agevoli a riprendere che ad emendare.
Giovanni Boccaccio
Lo ingannatore rimane a pié dello ingannato.
Giovanni Boccaccio
Solo la miseria è senza invidia.
Giovanni Boccaccio
La giovane, che non era di ferro né di diamante, assai agevolmente si piegò ai piaceri dello abate.
Giovanni Boccaccio
Ogni giusto re primo servatore dee essere delle leggi fatte da lui.
Giovanni Boccaccio
Giudicherei ottimamente fatto che noi, sì come noi siamo, sì come molti innanzi a noi hanno fatto e fanno, di questa terra uscissimo, e fuggendo come la morte i disonesti essempli degli altri onestamente a' nostri luoghi in contado, de' quali a ciascuna di noi è gran copia, ce ne andassimo a stare, e quivi quella festa, quella allegrezza, quello piacere che noi potessimo, senza trapassare in alcuno atto il segno della ragione, prendessimo.
Giovanni Boccaccio
In Frioli, paese, quantunque freddo, lieto di belle montagne, di più fiumi e di chiare fontane, è una terra chiamata Udine, […] assai piacevole e di buona aria.
Giovanni Boccaccio
tu se´ colei che nelle tue mani hai la vita mia, e non la ti posso tôrre;
Giovanni Boccaccio
Già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn'altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza.
Giovanni Boccaccio
Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la più dilettevole parte d’Italia; nella quale, assai presso a Salerno, è una costa sopra ’l mare riguardante, la quale gli abitanti chiamano la Costa d’Amalfi, piena di picciole città, di giardini e di fontane, e d’uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia.
Giovanni Boccaccio, Decameron
Non senza ragione Boccaccio ha fatto della descrizione della peste del 1349 l'introduzione e il preludio dei suoi racconti frivoli. L'immaginazione ne è tanto rapita, che un resto di spavento ci unisce a tutte quelle risa sfrenate… Questa leggerezza sfrenata in tanta desolazione, questa esultanza di gioia nel gran cimitero, questa società a cui resta solo un giorno di vita, e che, in quella villa, sotto quelle ombre magnifiche, sfiorate appena dal terrore della peste, invece di pensare ai funebri rintocchi della Chiesa, alle minacce e alle promesse della vita futura, si fa di ogni ora un piacere, e raccoglie tutti i suoi ricordi allegri; quale poesia audace e nuova!
Giovanni Boccaccio
Mancate già tanto le forze del valoroso popolo anticamente disceso del troiano Enea, che quasi al niente venute erano per lo maraviglioso valore di Giunone, la quale la morte della pattovita Didone cartaginese non avea voluta inulta dimenticare e all'altre offese porre non debita dimenticanza, faccendo degli antichi peccati de' padri sostenere a' figliuoli aspra gravezza, possedendo la loro città, la cui virtù già l'universe nazioni si sottomise, sentì che quasi nelle streme parti dello ausonico corno ancora un picciolo ramo della ingrata progenie era rimaso, il quale s'ingegnava di rinverdire le già seccate radici del suo pedale.
Giovanni Boccaccio
Non come uomini, ma quasi come bestie, morieno.
Giovanni Boccaccio
Soprattutto sono notevoli nel Filocolo quei primi segni, che ci rivelano le qualità più proprie dell'ingegno narrativo del Boccaccio. Era quello un ingegno fatto più particolarmente alle narrazioni brevi, a' drammi di piccole proporzioni, nei quali all'intreccio succede ben presto lo scioglimento. In tutte le sue opere, che seguirono il Filocolo, anche in quelle che per le loro proporzioni pare tenessero più del poema o del romanzo che della novella, la favola e l'intreccio sono sempre ideati alla maniera suddetta. Il nostro Autore operò anche allora secondo sua natura; perché, se la materia non era disposta a restringersi nei confini della novella, egli, consapevolmente o no, formò la novella di alcuna delle parti, in cui quella poteva andar divisa….
Giovanni Boccaccio
[Sulla peste] […] nascevano nel cominciamento d'essa a' maschi e alle femine parimente o nella anguinaia o sotto le ditella certe enfiature, delle quali alcune crescevano come una comunal mela, altre come uno uovo, e alcune più e alcun'altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli. E dalle due parti del corpo predette infra brieve spazio cominciò il già detto gavocciolo mortifero indifferentemente in ogni parte di quello a nascere e a venire: e da questo appresso s'incominciò la qualità della predetta infermità a permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce e in ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti, a cui grandi e rade e a cui minute e spesse. E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, così erano queste a ciascuno a cui venieno.
Giovanni Boccaccio
Le forze della penna sono troppo maggiori che coloro non estimano che quelle con conoscimento provato non hanno.
Giovanni Boccaccio
È il libro che ha fondato la cultura laica italiana, autonoma da quella religiosa: un'esigenza oggi primaria, in un paese in cui pullulano anatemi papali, teodem e teocon.
Giovanni Boccaccio
Fare molto rumore a proposito di un'offesa ricevuta, non diminuisce il dolore, ma aumenta la vergogna.
Giovanni Boccaccio
Vien dunque, Amor, cagion d'ogni mio bene, d'ogni speranza e d'ogni lieto effetto; cantiamo insieme un poco, non de' sospir né delle amare pene ch'or più dolce mi fanno il tuo diletto, ma sol del chiaro foco, nel quale ardendo in festa vivo e 'n gioco, te adorando come un mio idio.
Giovanni Boccaccio
E poco appresso levatasi la luna, e 'l tempo essendo chiarissimo, [egli] vegghiava.
Giovanni Boccaccio
Una boccuccia piccolina, le cui labbra parevan due rubinetti.
Giovanni Boccaccio
È meglio pentirsi di ciò che si è fatto, o pentirsi per ciò che non si è fatto?
Giovanni Boccaccio
Ed abbi questo per certo, che colei sola è casta la quale o non fu mai da alcuno pregata o, se pregò, non fu esaudita.
Giovanni Boccaccio
Chi è reo e buono è tenuto
Può fare il male e non è creduto.
Giovanni Boccaccio
Amor, s'io posso uscir de' tuoi artigli,
Giovanni Boccaccio
Solone, il cui petto uno umano tempio di divina sapienzia fu reputato, e le cui sacratissime leggi sono ancora alli presenti uomini chiara testimonianza dell'antica giustizia, era, secondo che dicono alcuni, spesse volte usato di dire ogni republica, sì come noi, andare e stare sopra due piedi; de' quali, con matura gravità, affermava essere il destro il non lasciare alcuno difetto commesso impunito, e il sinistro ogni ben fatto remunerare; aggiungendo che, qualunque delle due cose già dette per vizio o per nigligenzia si sottraeva, o meno che bene si servava, senza niuno dubbio quella republica, che 'l faceva, convenire andare sciancata: e se per isciagura si peccasse in amendue, quasi certissimo avea, quella non potere stare in alcun modo.
Giovanni Boccaccio
Umana cosa è l'aver compassione agli afflitti; e come che a ciascuna persona stea bene, a coloro è massimamente richiesto li quali già hanno di conforto avuto mestiere, e hannol trovato in alcuni: fra' quali, se alcuno mai n'ebbe bisogno, o gli fu caro, o già ne ricevette piacere, io son uno di quegli.
Giovanni Boccaccio
Ma già vicini al fiume pervenuti, gli venner prima che ad alcun vedute sopra la riva di quello ben dodici gru, le quali tutte in un piè dimoravano, si come quando dormono soglion fare. Per che egli prestamente mostratele a Currado, disse:
— Assai bene potete, messer, vedere che iersera vi dissi il vero, che le gru non hanno se non una coscia e un piè, se voi riguardate a quelle che colà stanno.
Currado vedendole disse:
— Aspettati, che io ti mosterrò che elle n'hanno due; — e fattosi alquanto più a quelle vicino gridò: — Ho ho; — per lo qual grido le gru, mandato l'altro piè giù, tutte dopo alquanti passi cominciarono a fuggire. Laonde Currado rivolto a Chichibio disse:
— Che ti par, ghiottone? Parti ch'elle n'abbian due?
Chichibio quasi sbigottito, non sappiendo egli stesso donde si venisse, rispose:
— Messer sì, ma voi non gridaste — ho ho — a quella di iersera; ché se così gridato aveste, ella avrebbe così l'altra coscia e l'altro piè fuor mandata, come hanno fatto queste.
Giovanni Boccaccio
E poi che così alquanto fregati gli ebbe, ritornò in sul ragionamento della merenda, della qual prima diceva. Né guari di spazio perseguì ragionando, che s’incominciò tutto nel viso a cambiare, e appresso il cambiamento non istette guari che egli perdè la vista e la parola, e in brieve egli si morì.
Giovanni Boccaccio, Decamerone
Il Vesuvio è un monte della Campania, non congiunto ad altro monte, abbondante in ogni parte di vigne e frutteti. Dal lato di Scirocco giace ai suoi piedi Pompei, e, quasi di Scirocco, Sarno, e, più lontana Benevento. Dal lato di Grecale giace Capua e da quello di Maestrale vi è Napoli dei Calcidensi, detta Partenope. Da mezzo questo, vicino la cima, usciva, con grandissima paura dei contadini, tanto fumo da ricoprire tutta la regione.
Giovanni Boccaccio
Non spero mai di tal noia [fare poesia] guarire, | Si d' ogni parte circondato m' ave: | Ben so però che Dio mi può aiutare.
Giovanni Boccaccio
Concepire e attuare l'ardito pensiero di versare la cultura classica largamente acquisita in un'opera d'immaginazione scritta in volgare (Il Filocolo). Ardito pensiero, se si considera ch'egli era appena ventenne, e che, eccettuato il suo maestro Dante, tutti avevano usato fino allora, e i suoi contemporanei, compreso il Petrarca, usarono infilzar pedantescamente le sentenze e gli aneddoti cavati dagli antichi solo in trattati e trattatelli didascalici.
Giovanni Boccaccio
Qualunque persona, tacendo, i benefìci ricevuti nasconde senza aver di ciò cagione convenevole, secondo il mio giudicio assai manifestamente dimostra sé essere ingrato e mal conoscente di quelli.
Giovanni Boccaccio
I falli meritan punizione così i benefici meritan guiderdone oltre alla grazia e alla misericordia.
Giovanni Boccaccio
Se ami rettamente puoi fare solo il bene.
Giovanni Boccaccio
Giovine donna è mobile, e vogliosa | È negli amanti molti, e sua bellezza | Estima più ch'allo specchio, e pomposa | Ha vanagloria di sua giovinezza; | La qual quanto piacevole e vezzosa | È più, cotanto più seco l'apprezza: | Virtù non sente, né conoscimento, | Volubil sempre come foglia al vento.
Giovanni Boccaccio
Se egli fu lieto assai, la letizia della giovane non fu minore.
Giovanni Boccaccio
L’accidia tiene gli uomini così inebriati e oscuri, come il fumo tiene quelle parti alle quali egli si avvolge.
Giovanni Boccaccio
Io ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline, ma che diece uomini posson male o con fatica una femina sodisfare.
Giovanni Boccaccio
[Leonzio Pilato] […] nell'aspetto è uomo rozzo, ha la faccia nera, la barba prolissa, la chioma nera occupata sempre in continui pensieri, di costumi rozzo, né molto civile huomo, ma si come l'isperienza ha dimostrato, dottissimo di lettere Greche e come un'arca pieno d'historie, e favole greche, benché della latina non sia molto instrutto […]
Giovanni Boccaccio
Nella montagna esiste ancora una grande apertura, chiaro testimone dell'avvenuto incendio. Alle radici di questa avvenne una battaglia famosa tra Romani e Latini, nella quale Publio Decio, console, per ottenere la vittoria si dedicò agli Dei profondi, e quindi morì. I contadini odierni chiamano frequentemente tutto questo monte la Somma.
Giovanni Boccaccio
Mentre i contadini generalmente assegnano un gallo a dieci galline, dieci uomini sono a malapena sufficienti per soddisfare una donna.
Giovanni Boccaccio
Et eravi una montagna tutta di formaggio Parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti, che niuna altra cosa facevan, che fare maccheroni e ravioli e cuocerli in brodo di capponi, e poi li gittavan quindi giù, e chi più ne pigliava, più se n’aveva
Giovanni Boccaccio, nel descrivere il Paese del Bengodi
Peccato celato e mezzo perdonato.
Giovanni Boccaccio
L'amore ha questa natura, quanto più si ama, tanto più si desidera amare.
Giovanni Boccaccio
Essendo Egli infinito, diede per legge incommutabile a tutte le cose mondane aver fine.
Giovanni Boccaccio
Deh, signor mio, deh fammelo sperare, si ch'io conforti l'anima smarrita.
Giovanni Boccaccio
Amor s'io posso uscir dei tuoi artigliappena creder posso che alcun altro uncin mai più mi pigli.
Giovanni Boccaccio
[Sulla peste] E fu questa pestilenza di maggior forza per ciò che essa dagli infermi di quella per lo comunicare insieme s'avventava a' sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte quando molto gli sono avvicinate. E più avanti ancora ebbe di male: ché non solamente il parlare e l'usare cogli infermi dava a' sani infermità o cagione di comune morte, ma ancora il toccare i panni o qualunque altra cosa da quegli infermi stata tocca o adoperata pareva seco quella cotale infermità nel toccator transportare.
Giovanni Boccaccio
Donna del cielo, e non m' avere a sdegno, | Perch'io sia di peccati grave e brutto. | Io spero in te, e 'n te sempre ho sperato: | Prega per me, ed esser mi fà degno | Di veder teco il tuo beato frutto.
Giovanni Boccaccio
Le leggi deono essere comuni e fatte con consentimento di coloro a cui toccano.
Giovanni Boccaccio
Viva amore, e muoia soldo.
Giovanni Boccaccio
Se così è, che essere manifestamente si vede, che faccian noi qui, che attendiamo, che sognamo? perché più pigre e lente alla nostra salute che tutto il rimanente dè cittadini siamo? reputianci noi men care che tutte l'altre? o crediamo la nostra vita con più forti catene esser legata al nostro corpo che quella degli altri sia?
Giovanni Boccaccio
E così stando, essendo Rustico più che mai nel suo disidero acceso per lo vederla così bella, venne la resurrezion della carne.
Giovanni Boccaccio
Fu adunque già in Arezzo un ricco uomo, il quale fu Tofano nominato. A costui fu data per moglie una bellissima donna, il cui nome fu monna Ghita, della quale egli, senza saper perché, prestamente divenne geloso. Di che la donna avvedendosi prese sdegno, e più volte avendolo della cagione della sua gelosia addomandato, né egli alcuna avendone saputa assegnare, se non cotali generali e cattive, cadde nell'animo alla donna di farlo morire del male del quale senza cagione aveva paura.
Giovanni Boccaccio
[…] la nodosa podagra, con gravissima noia di chi l'ha, tiene tutto il corpo quasi immobile e contratto […]
Giovanni Boccaccio
[…] un cavaliere chiamato messer Filippo Argenti, uomo grande e nerboruto e forte, sdegnoso, iracundo e bizzarro più che altro […].
Giovanni Boccaccio
Fu dunque in Pisa un giudice, più che di corporal forza, dotato d'ingegno, il cui nome fu messer Ricciardo di Chizinca, il qual, forse credendosi con quelle medesime opere sodisfare alla moglie, che egli faceva agli studi, essendo molto ricco, con una piccola sollecitudine cercò d'avere bella e giovane donna per moglie; dove e l'uno e l'altro, se così avesse saputo consigliar sé, come altrui faceva, doveva fuggure.
Giovanni Boccaccio
Amor può troppo più che né voi né io possiamo.
Giovanni Boccaccio
E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell’altro cura…
Giovanni Boccaccio, descrivendo la peste
Sola la miseria è senza invidia nelle cose presenti.
Giovanni Boccaccio
Donna del cielo, e non m' avere a sdegno,
Giovanni Boccaccio
Poco senno ha chi crede la fortuna | O con preghi o con lacrime piegare, | E molto men chi crede lei fermare | Con senno con ingegno o arte alcuna.
Giovanni Boccaccio
Umana cosa è l'avere compassione degli afflitti.
Giovanni Boccaccio
Sempre non può l' uomo un cibo, ma talvolta desidera di variare.
Giovanni Boccaccio
Gli ignoranti dall'esteriorità giudicano l'interiorità.
Giovanni Boccaccio
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